Quando scrivere è la tua ragione di vita diventi particolarmente inflessibile verso chi abusa delle sempre più tollerate sgrammaticature. La correttezza grammaticale diventa un dogma al punto da costituire una condizione necessaria e sufficiente per l’interruzione di conoscenze o rapporti, specie in campo amoroso. Ma sì, diciamolo fuori dai denti e in modo che lo capiscano anche le capre: ai copy non piacciono le persone che parlano l’itagliano, questo curioso idioma che imperversa soprattutto sulle povere bacheche social e negli interminabili carteggi da smartphone.
(Come dici? Ti piacciono? Non sei abbastanza snob.
Sei molto snob e ti piacciono lo stesso? Allora non sei un vero copy; delle due, una.)
Leggere strafalcioni scribacchiati sui muri fa ridere, d’accordo, ma solo quando non ti riguardano da vicino. Nel momento in cui quell’UFO linguistico attraversa l’etere e compare tra i tuoi messaggi personali inizi a sentire da lontano lo straziante violino di Frankenstein Jr e sai già come andrà a finire la storia: con l’epurazione del soggetto sgrammaticante, che per tutta risposta sfodererà citazioni al livello di Tre metri sopra il cielo oppure s’imbufalirà accentuando la possibilità di commettere errori nella foga di dar voce al proprio orgoglio. Una strage per i tuoi occhi.
Quest’oggi voglio stilare una classifica delle sgrammaticature che mi mandano di più in bestia, perché è ora che tu (sì, proprio TU, povero illuso che almeno una volta nella vita hai pensato di broccolarmi con quattro frasi concordate tra loro quanto un incidente stradale) ti senta in colpa per avere ucciso tante innocenti parole del dizionario lordando i miei spazi pubblici, fisici e virtuali.
Ne ho individuate 7, come i peccati capitali:
- K kome se piovesse
L’unica parola che io ricordi di aver scritto con la kappa alle elementari era “koala”. Toh, “kiwi”, volendo abbondare con l’esotico. Poi sono arrivati l’inglese e il tedesco mentre nel frattempo sul mio diario diventavano sempre più rade le adolescenziali scritte “tv1kdb”. Superate queste esperienze altamente formative sarebbe meglio, almeno in lingua madre, finirla con questo incrucchimento del parlato; fa veramente bimbominkia (con la k, per l’appunto).
- Le abbrvz
Capisco che ci sia crisi e che i messaggi abbiano il loro costo (faccio mea culpa, contraevo anch’io le parole fin quando mia madre ha monitorato il flusso di credito in uscita dal mio “cell”) ma quando hai a disposizione uno spazio gratuito su cui scrivere, ti prego, sforzati di inserire tutte le lettere. “Grz”, “cmq” e compagnia bella mi fanno subito capire che: A) sei un taccagno che preferisce risparmiare un messaggio invece di adularmi poeticamente come si deve B) potresti anche aver digitato tasti a caso o un estratto del tuo codice fiscale, tanta è l’incomprensibilità della sigla, ergo non stai dedicando il 100% del tuo prezioso tempo a pensarmi mentre mi scrivi (perciò che mi faccio broccolare a fare?).
- Le migliori intenSioni
Una categoria in cui lo scivolone è sempre in agguato. Fammi capire una cosa: quando mi scrivi “ansiani” intendi una fantomatica popolazione umana particolarmente incline all’agitazione? Se la risposta è no dai una controllatina al dizionario online prima di scrivere alla prossima disgraziata “forze” per esprimere incertezza. Per dirla alla tua maniera, imbocca all’upo.
- Se io farei
Mi dispiace, non posso farcela. Il periodo ipotetico sbagliato è una cosa che mi fa sanguinare le orecchie. Posso avere davanti anche Dante Alighieri, la mia faccia si tirerà subito in un sorriso mefistofelico e sibilerò “facesssssssssi”, con all’incirca trentadue esse. L’itagliano medio si ferma a tre tempi: presente, futuro semplice, passato prossimo. Che rispecchia più o meno la durata di un’idea nella sua testa.
- Esclamazioni
Il paese delle meraviglie. La necessità di riportare nella scrittura la spontaneità di un’esclamazione partorisce oscenità che da parte mia non sollevano nemmeno obiezioni, sei ignorante e te lo tieni. Cominciamo dalla sovrapposizione verbo-esclamazione: vuoi ridere? Si scrive “A-H”, con l’acca dopo, non “H-A”, a meno che tu non voglia che io scambi un tuo scoppio di ilarità con un misterioso “possiedepossiedepossiedepossiede”. Stesso discorso per l’“EH”: ti stai chiedendo cos’è questo mostro? Quello che tu rendi con un magnifico verbo essere, pertinente alla frase come un cotechino nella paella. “Bello, è?” non è grammaticalmente accettabile, nemmeno se sei sardo. Lasciamo perdere “BHE” che io non capisco nemmeno come possa venire in mente. Che suono ha il BH? Aspirato, alla calabrese? Una b moscia, sulla scia del TH inglese? Ma come fa ad esistere in italiano?? (Basta inveire, ho la schiuma alla bocca come i personaggi delle novelle di Verga).
- Lo sò, si fà
La sagra dell’accento messo alla pene canis. So che stai esprimendo una pronuncia corretta ma sappi che la nostra lingua non prevede l’accentatura delle vocali ambigue all’interno di una parola (e e o, che possono essere aperte o chiuse) e che in generale i verbi al presente non hanno accenti; l’unica eccezione usata che mi viene in mente è “egli dà”. Al contrario, il futuro semplice ha l‘accento sull’ultima vocale, quindi “io faro”, a meno che tu non sia un gigante con in testa una luce che vive in prossimità dell’acqua salata, non ha ai miei occhi alcun significato. Arrivederci e grazie.
- Non capire un’acca
Che tu commetta uno dei sei errori precedenti io posso in qualche modo arrivare a comprenderlo e, sebbene con un po’ di fatica, perdonarlo ma non distinguere il verbo avere da una preposizione semplice vuol dire che a scuola come nella vita (e soprattutto nella scelta di broccolare proprio la sottoscritta) tu non hai capito proprio niente. Un’acca, per la precisione. “Vado ha casa” e “tu ai detto” toccano l’apice della Sgrammaparade; puoi anche essere Raoul Bova ma non appena raggiunta la consapevolezza che continuerai imperterrito a riempirmi di obbrobri del genere ti saluto e vado a parlare a geroglifici con una mummia egiziana, che faccio prima.
Non rimanerci male, non è colpa mia; sei tu che sei sbagliato. Anzi, che HAI sbagliato.
Se sei stato/a vittima di persone dalla sgrammaticatura molesta sentiti libero di condividere la tua esperienza; non risolve di certo il problema, però aiuta.
Se invece sei affetto/a da schizofrenia grammatica sapp che una cura esiste: dai un senso alla polvere della libreria e leggiti quei libri.
A patto che tu ce l’abbia una libreria in casa. Con dei libri.

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Non sono una copy ma amo scrivere ed ho sempre letto molto. Ad ogni modo sono una nazigrammar come voi.
Un anno fa, un tizio che voleva broccolarmi (appunto!) in risposta ad un video dei Queen mi rispose: ha si! a me mi piacciono molto i cuin!
Sopraggiunse immediata un’orchite fulminante alle ovaie. E venne tosto bloccato.
Capiamo e approviamo, per il bene delle tue ovaie. Tu macc’ lov uill chìllim.