Il rapporto difficile e tormentato tra account e copywriter.
A rigore di logica l’account dovrebbe essere il migliore amico dei creativi. L’account, in breve, è colui che pro/cura i clienti, quindi per il copy, in particolare per il copy d’agenzia – stavo per dire d’allevamento – il lavoro dovrebbe essere l’apostrofo rosa tra le parole “l’account”. Tuttavia il rapporto tra queste due specie è altalenante e conflittuale. I loro pensieri sono contrastanti. L’account si sente depositario privilegiato delle volontà del cliente, nonché del sapere in generale, perché l’account-tipo è presuntuoso, saccente ed egocentrico. I creativi devono ascoltare umilmente il suo verbo ed eseguire senza protestare. Il copy, ascoltando il “brief” dall’account con la massima attenzione, e cioè facendo disegnini e annuendo di tanto in tanto distrattamente con l’aria superiore di chi si degna di dare udienza a un idiota, non vede l’ora di togliersi dalle scatole quell’impiastro che non capisce niente, per poter sfogare liberamente il suo estro. Facciamo un esempio tratto da fatti realmente accaduti. Continua a leggere
