Il vecchio e il male.

Idee e soluzioni creative per migliorare la vita sociale degli anziani.

 

Da qualche mese il mio “ufficio” consta di 4 oggetti fondamentali: il MacBook, il mouse, il tavolo del mio salotto e una sedia, la cui funzione è quella di rendere il tutto piuttosto sedentario. In realtà amo camminare e invidio moltissimo chi può andare al lavoro a piedi. Si può respirare aria vagamente pulita, esplorare la fauna metropolitana da cui trarre ispirazione, guardare le vetrine. Poi ci sono i copy pendolari, come Paolo, che vanno in ufficio in treno percorrendo più di 100 km al giorno. A ispirarli ci pensano le Ferrovie dello Stato, che gli suscitano forse più pensieri di rivolta che idee creative.

Fino a quasi un anno fa invece andavo al lavoro in macchina. 15 km all’andata e 15 al ritorno. Poca roba, insomma. Ma tanto bastava perché anch’io potessi incontrare una delle più democratiche calamità naturali esistenti in natura. Una minaccia che va al di là del tempo, della latitudine e delle classi sociali. Il nemico numero uno di tutti i lavoratori automuniti del mondo: il vecchio col cappello.

Il vecchio e il male

Siracusa, Napoli, Bari, Roma, Bologna, Milano, Torino, Bolzano. Il vecchio col cappello è conosciuto in tutte queste città, giusto per restare nel territorio nazionale. Sono sicura che anche negli USA ti ci sarà un driving old man with hat che tormenta gli automobilisti oltreoceano.

Il vecchietto col cappello si riconosce subito da tre caratteristiche fondamentali:

  • ha una Fiat vecchio modello;
  • ha una velocità di crociera che oscilla tra i 10 e i 20 km/h;
  • ha il cappello.

 

Il cappello

Nessuno sa perché persista a indossare il cappello anche in macchina. Che nasconda qualcosa? Il suo modello preferito è il classico borsalino, ma c’è chi predilige il basco. In estate invece mette il panama. In ogni caso la presenza del cappello è una costante. Raramente si vede un vecchio senza cappello, che in quel caso prende il nome di vecchio col cappello spurio. Si tratta sicuramente di una situazione temporanea e contingente, probabilmente il cappello è in tintoria o è stato smarrito.

 

Il mezzo di trasporto

Il vecchietto col cappello ha una passione inveterata per le Fiat vecchio tipo. Il vecchietto col cappello d.o.c. di regola possiede una 126 tenuta benissimo. Quando non è in movimento, la ripone teneramente nel suo garage o in un parcheggio rigorosamente coperto, sotto l’apposito telo che la protegge dagli agenti atmosferici. Ovviamente il progresso va avanti, e anche i vecchietti col cappello più conservatori hanno dovuto piegarsi al tempo che passa. Oggi infatti si vedono in giro anche con la Panda tipo nuovo o con la Punto. Sempre, comunque, rigorosamente, Fiat.

 

La velocità di crociera

La caratteristica più sinistra di questa figura mitologica formata da metà vecchio col cappello e metà Fiat, è sicuramente la velocità a cui viaggia. La funzione principale del terribile vecchietto è infatti quella di aspettare le ore di punta di entrata e uscita dagli uffici e piazzarsi al centro della corsia stradale, in modo da rendere difficilissimo il sorpasso, viaggiando a una velocità media di 15 km/h. Ovviamente il vecchio col cappello non lo incontrerete sempre. Ve lo ritroverete davanti solo quando avete una riunione importantissima in ufficio alle 9 in punto. E non una riunione qualunque, ma LA riunione. Quella che se osate fare tardi incorrerete nelle ire del vostro capo. Ecco, in quei giorni vi consiglio di uscire di casa un po’ prima e sperare in bene.

 

La grande cospirazione

Il detto “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” vale anche per il vecchio col cappello. Egli infatti rappresenta solo un ingranaggio della grande cospirazione ordita ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici sulle quattro ruote. La mente che si nasconde – neanche tanto – dietro questo piano diabolico è la moglie del vecchio col cappello. La sua giornata tipo si svolge così: apre gli occhi alle 5 del mattino – quando dorme – e comincia le operazioni di sveglia del marito, che in fondo è solo una vittima innocente nelle sue mani. Lo alza, lo lava con amore, lo veste di tutto punto, gli fa indossare anche la cravatta, gli impone di radersi e ovviamente gli mette il cappello. A questo punto – saranno circa le 6 – gli ordina di cominciare a scaldare la macchina e gli dà indicazioni sulle strade da presidiare per rendere più insidioso possibile il percorso casa-lavoro a chi, appunto, lavora.

Intanto lei dà il via ai suoi doveri, che sono molti di più di quelli del marito. Esce di casa, inforca la bicicletta cercando di occupare anche lei le arterie principali, quelle preferibilmente percorse dagli operai che fanno i primi turni, diretta verso gli obiettivi sensibili. Innanzitutto il medico di base. Il medico di base inizia l’orario di ricevimento alle 8. Di conseguenza la vecchietta è lì alle 6 e 10. Entra in sala d’aspetto e saluta le altre vecchiette che sono già lì e quelle che man mano entrano. Tutte si lamentano dei vari acciacchi, dei giovani d’oggi e, naturalmente, dell’attesa del medico che è sempre in ritardo. Lui. Verso le 7 e mezza entra una donna di circa 30 anni, la vittima.

Trafelatissima, ha appena accompagnato il bimbo al nido e alle 9 deve essere in ufficio. È alla sua prima visita e pensa ingenuamente “Manca mezz’ora alle 8, ce la posso fare, magari sono la prima…” Apre la porta della sala d’aspetto, vede l’assiepamento di vecchiette, e capisce l’antifona. Dopo un po’ decide che per quel giorno è meglio soprassedere, in fondo ha solo il raffreddore e poi deve anche passare al supermercato al volo. Il supermercato è un altro obiettivo sensibile: la nostra vittima troverà in fila alla cassa 2 o 3 vecchiette che impiegano minuti interminabili per pagare un pacchetto di caramelle per il nipote. È una sua impressione o le aveva già viste dal medico? Più o meno la stessa scena si ripete all’ufficio postale, in banca e in qualsiasi altro ufficio pubblico. Fortunatamente da quando hanno inventato l’internet banking, questi ultimi disagi si sentono meno.

Più o meno alle 9 e un quarto, quando tutti sono riusciti a raggiungere i posti di lavoro, vecchio col cappello e consorte possono rilassarsi seduti al bar, a prendere un caffè e a leggere il giornale. In attesa di riprendere servizio alle 18.

 

Un nuovo ruolo sociale

Ora è lecito chiedersi: perché questi adorabili vecchietti si comportano così? Ci odiano? In fondo stanno in pensione. Perché non se la godono? Evidentemente questo è il loro modo per sentirsi impegnati in qualcosa. Ma allora perché non sfruttare la situazione a nostro vantaggio? Per esempio con l’operazione “Il vecchietto sociale”: immaginiamoli tutti riuniti in piazza o al bar alle 8 del mattino. A uno affidiamo le bollette da pagare, a un altro la spesa, a un altro ancora il compito di andare a ritirare un certificato medico. In questo modo si sentono utili e non ostacolano il povero lavoratore che tenta di arrivare in orario a una riunione e non essere sbranato dal capo.

 

Voi direte, che c’entra tutto questo coi copywriter in particolare? Niente, ma i copywriter lo sanno raccontare meglio.

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