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Un posto al copy

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– icidio

Pubblicato il Settembre 18, 2013 da Andrea Mentasti
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Parole assassine, parole assassinate.

Rosso.
Rivivo il mio crimine, scena dopo scena, in bianco e nero come nei film.
L’unica nota di contrasto è quel segno rosso, pesante, duro, calcato per infliggere un’altra ferita.
Mi chiedo se è così che lo racconterò, mi chiedo se lo racconterò o se nessuno verrà a cercarmi per chiedere spiegazioni.
Potrei anche farla franca.
Mi domando se userò l’espressione che usano tutti, quella che si legge sui giornali, quella riportata nei notiziari tv :
– L’ho uccisa perché l’amavo–
Sì, lo confesso a me stesso: l’amavo come non avevo mai amato nessun’altra.
L’amavo come si ama una creatura che esiste come un blocco di marmo ma solo un artista come me la trasforma in capolavoro.
L’amavo come una parte di me.
L’amavo per l’estetica che ero riuscito a donarle.
L’amavo perché nella sua capacità di convincere riconoscevo le mie stesse parole, i miei modi, i miei toni.
L’amavo perché avrebbe avuto successo e di quel successo avrei vissuto anch’io.
L’amavo perché era mia, ammirata da tutti ma solo mia.
E poi è arrivato lui, quello là, quello che ha sempre da ridire e da criticare.
È arrivato a dirmi che non poteva restare così, che con la mia influenza potevo e dovevo cambiarla per farla diventare un’ altra cosa, un’altra cosa che non avrei amato.
Così l’ho uccisa, un segno rosso dopo l’altro, una parola su un’altra parola.
Le ho usato violenza, crudeltà, l’ho rinchiusa in una gabbia di paletti strettissimi.
L’ho torturata fino a sfigurarla.
L’ho ferita nel profondo.
L’ho uccisa, finalmente.
Era scomparsa e al suo posto c’era un’altra.
Le mie mani erano sporche ma quest’altra non l’avrei toccata.
Adesso era come la voleva quello là, lui e tutti quelli là.
Ora non so se verranno a interrogarmi su questo crimine.
Probabilmente no, forse la verità non fa piacere a nessuno.
La verità non fa piacere nemmeno a me che l’amavo e l’ho uccisa.
Perché un’altra headline così non la scriverò più.

Pubblicato in Andrea Mentasti, Life thru a copy | Contrassegnato account, copywriter, headline | Lascia una risposta

Come far impazzire un copy in 10 mosse.

Pubblicato il Luglio 31, 2012 da Daniela Montieri
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come far impazzire un copy in 10 mosseUn titolo che mancava disperatamente nel panorama dei pezzi idioti sulla pubblicità.

Cari account, abbiamo redatto una serie di suggerimenti con cui avrete finalmente l’occasione di vendicarvi dei creativi che parlano sempre male di voi, in particolare dei copy. Ecco come fare:

1. Girate via mail al copy una presentazione in power point di 70 pagine spacciandola per il brief  di un vostro cliente. Il solerte copy cercherà di leggerla attentamente. Se è tenace, proverà a decifrare grafici e ricerche di mercato – inutili e comunque falsati – resistendo fino a pagina 30. Non capendo dove il documento voglia andare a parare, vi chiamerà per chiedere, con garbo e gentilezza, che diavolo volete da lui.

2. Volete un naming. La Carciofi Riuniti e Associati (C.R.A.), cliente di punta dell’agenzia, lancerà un nuovo canale commerciale online e il copy deve trovargli il nome. Il cliente richiede che nel nome sia ben evidente: uno, che si tratta della Carciofi Riuniti e Associati, e due, che il canale è online. Il lavoro va fatto in giornata ed è anche necessario verificare la disponibilità del dominio di primo livello. Il copy si mette subito al lavoro.

3. Aspettate un quarto d’ora, indi sollecitate il copy, sottolineando ancora una volta che il lavoro è molto urgente e che in serata il cliente parte per le vacanze. Contemporaneamente dategli un altro brief en passant, raccontato così a voce, specificando che per questo nuovo lavoro la scandenza è per l’indomani a mezzogiorno. Rimarcate quindi sull’urgenza del lavoro per la Carciofi Riuniti e Associati al massimo per il tardo pomeriggio.

4. Dopo una mezz’oretta ricevete il copy che vi presenta le sue proposte. Purtroppo per dargli retta dovete interrompere per qualche minuto la trattativa per la vendita di vostra madre su eBay, ma per vendicarvi di un copy questo e altro. Il copy vi propone i seguenti nomi:

  • CRAWeb (il .com è occupato, ma il .it è libero)
  • CRA-Net (tutto libero tranne il .org)
  • E-CarciofiRA (tutto libero)

5. Sospirate con evidente impazienza e chiedete al copy se ha per caso bevuto. Gli ricordate infatti, come se fosse un bambino di 6 anni, che gli avete detto almeno 1000 volte che il cliente tiene moltissimo al made in Italy, anche nel dominio web. Dopodiché cambiate completamente tono, passando a un miele vellutato, e lo pregate di rilavorarci tenendo conto di questo dato fondamentale. Il copy lascerà il vostro ufficio con l’aria di chi sta pensando “Ma vam@#$% £&ç@¶§#$ che non sei altro!!”. Voi ignoratelo e pregustate il tracollo finale.

6. Dopo altri 20 minuti accogliete sorridente il copy che torna da voi con le modifiche. I nomi che vi propone sono:

  • CRAitalyWeb (tutto libero)
  • CRAitalyNet (tutto libero)
  • E-ItaliaCarciofiRA (come sopra)

Non abbiate pietà, fingetevi premuroso e preoccupato per la sua salute mentale e ditegli: “Evidentemente oggi non sei molto in forma, ma non ti preoccupare, siediti qui e inventiamo qualche nome adatto insieme”. Sulla fronte del copy compare la scritta a caratteri lampeggianti “CREPA!”, ma c’è il capo lì presente e non può mandarvi dove vorrebbe.

7. Avendo cura di sembrare più odiosamente saccente possibile, spiegate al copy perché le sue proposte non vanno. “Abbi pazienza, le prime due sono praticamente identiche, forse quel ‘CRA’ potrebbe generare un misunderstanding, non so, sembra il verso di qualche animale. La terza proposta è troppo didascalica. Scusa, non voglio sminuire il tuo lavoro, ma sono sicuro che con il mio aiuto riusciremo a trovare qualcosa di meglio… eeeh, ci siamo un po’ ridotti all’ultimo momento, però”. Il tutto detto davanti al capo che segue con la coda dell’orecchio.

8. A questo punto imponete al copy le vostre proposte, commentandole una per una.

  • Carciofi Riuniti e Associati Online, è un po’ lungo ma è praticamente la richiesta del cliente e non possiamo non presentarla, che ne pensi? Però forse manca l’italianità del prodotto… – Il copy fa spallucce.
  • Carciofi italiani Online, che ne dici? Anche se manca la dicitura completa dell’Azienda… – Il copy sospira leggermente.
  • Carciofi Riuniti e Associati Online Italia, ci siamo! Abbiamo anche tutte le estensioni libere. – Il copy ha l’occhio vacuo.

Dopodiché chiedetegli di scrivere un rational per ciascuna proposta. In fondo lui dovrà pur fare qualcosa!

9. Quando il copy dopo mezz’ora vi porta i rational che ha faticosamente scritto, ditegli che avete già dovuto mandare le proposte al cliente: per colpa sua si stava facendo troppo tardi e non potevate aspettare. Aggiungete anche “Incredibile che tu ci abbia messo tutto questo tempo per un lavoro così semplice, ma a tutti capitano le giornate no, giusto?”, avendo sempre cura che il capo sia nei paraggi. Il copy a questo punto vorrebbe uccidervi, ma è troppo stanco per saltarvi addosso.

10. Girate al copy la risposta della Carciofi Riuniti e Associati: “Apprezziamo molto che voi lavoriate in tempi così brevi. Forse però, se aveste dedicato qualche ora in più allo studio del naming, avreste trovato soluzioni più sintetiche e impattanti. Il nostro uomo delle pulizie, che passava di qui per caso, ha proposto per esempio CRAWeb, che è sicuramente un nome semplice e memorabile. Pertanto ci aspettiamo da voi nuove proposte al rientro. Cordiali saluti, Carciofi Riuniti e Associati.” Aggiungete di seguito “Che ti avevo detto?”

P.S. Il brano sopra riportato è opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti, persone o account realmente esistenti è puramente casuale. Chiunque vi si riconoscesse ha la coda di paglia.
Pubblicato in Daniela Montieri, Vita quotidiana | Contrassegnato account, account executive, carciofi, copywriter, copywriting, dominio, naming, pubblicità | 3 Risposte

In principio era il verbo.

Pubblicato il Dicembre 23, 2011 da Daniela Montieri
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La genesi di un’agenzia.

In principio era il verbo

In principio il Direttore Creativo affittò un open space di 100 mq con cucinotto e servizi. La nascente agenzia era ancora informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’ingresso già dopo le 11 del mattino. E il Direttore Creativo disse “Sia la luce che l’acqua e il gas mancano. E devo pure fare il contratto del telefono!” E luce, acqua, gas e telefono furono. Il Direttore Creativo vide che era cosa buona e separò il telefono da fax e ADSL, e attaccò la segreteria prima delle 9 e dopo le 18. E fu sera e fu mattina: primo giorno, ma anche il secondo, terzo e quarto perché pure il Direttore Creativo non può nulla contro Enel e tecnici vari. Avrebbe voluto anche mettere la fibra ottica, ma non se ne parlava fino al mese dopo.

Dicevamo… e il Direttore Creativo disse: “La posta elettronica brulichi di nuovi clienti e i contratti volino sopra la scrivania come gli uccelli davanti al firmamento del cielo.” Il Direttore Creativo attivò subito tutti i suoi contatti e così i clienti guizzarono e brulicarono nella sua rubrica, secondo la loro categoria merceologica. Il Direttore Creativo li benedisse: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le tasche (mie) di denari.” E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

E il Direttore Creativo disse: “L’agenzia produca campagne ed eventi secondo la loro specie: stampa, affissione, tv, btl…”. Per fare questo il Direttore Creativo popolò l’agenzia di personale, grafici, amministrativi, tecnici, secondo la loro mansione, e vide che era cosa buona. E il Direttore Creativo, spulciando tra i curriculum disse: “Cerchiamo un copywriter a nostra immagine coordinata e a nostra somiglianza, che faccia il naming di tutto e domini tutti i concept, i titoli, le bodycopy, i pubbliredazionali, le presentazioni, insomma, che si smazzi tutto lui.” E il Direttore Creativo assunse il primo copywriter e gli diede il brief. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Così furono portati a compimento tutti i reparti dell’agenzia, e allora il Direttore Creativo terminò il lavoro che aveva fatto e consacrò il settimo giorno come (suo) giorno di riposo. Il copy intanto era stato collocato nell’agenzia divenuta perfetta. Gli fornì ogni sorta di accessori graditi ai copy: penne, matite, blocchi, agenda, MacBook Pro, iPhone, iPad, dizionari vari, distributore di bibite e macchinetta del caffè. E gli consegnò le chiavi dell’agenzia perché la rendesse prolifica e la custodisse.

E il Direttore Creativo disse: “Non è bene che il copy sia solo, gli voglio dare un aiuto che gli sia simile.” E così il Direttore Creativo gli tolse l’iPad e lo diede alla nuova stagista. E il Direttore Creativo disse: “Insieme potrete lavorare su tutti i clienti e usare le risorse dell’agenzia come meglio credete. Una sola cosa: non toccate per nessun motivo il mio Apple. Poi potete fare quello che volete.” E se ne andò.

L’account era tra i personaggi più astuti di tutta l’agenzia. Egli prese in disparte la stagista e disse: “È vero che il Direttore Creativo ha detto che non possiamo toccare il suo computer?”. La stagista rispose all’account: “Possiamo usare tutte le risorse dell’agenzia, fare telefonate intercontinentali e mangiare e bere tutto quello che vogliamo, ma il Direttore Creativo ha detto: Non dovete toccare il mio Apple, altrimenti morirete.”

Ma l’account disse alla stagista: “Non morirete affatto! Anzi, sul computer del Direttore Creativo sono custoditi clienti su piazza, contatti importanti, segreti carpiti alla concorrenza tramite maneggi vari di spionaggio industriale perché lui tutto vede e tutto può, senza contare tutte le password dei suoi conti correnti. Accendete quel computer e sarete onnipotenti.” Allora la stagista cominciò a guardare l’Apple del Direttore Creativo, lo accese e poi chiamò il copy, e anche lui lo guardò. Allora si aprirono gli occhi a tutti e due e si accorsero di essere vergognosamente sottopagati. Incrociarono quindi le braccia e smisero di lavorare.

In quella udirono il Direttore Creativo che tornava da una passeggiata nel giardino alla brezza del giorno, lui. Il copy lo attendeva al varco a braccia conserte e gli disse “E così mi dai una miseria.” E il Direttore Creativo: “Chi ti ha fatto sapere che ti do una miseria? Hai forse acceso il mio Apple che ti avevo detto di non accendere?!” Rispose il copy: “La stagista che tu mi hai posta accanto mi ha dato la password e io ho sbirciato.” Il Direttore Creativo disse allora alla stagista: “Che hai fatto?!?!” Rispose la stagista: “L’account mi ha ingannata e io ho guardato!”

Allora il Direttore Creativo disse all’account: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutti i dipendenti, i grafici, gli amministrativi e tutto il personale in generale. Di te si parlerà sempre male, in faccia, alle spalle, nelle voci di corridoio e nei blog per tutti i giorni della tua carriera. Io porrò inimicizia tra te e i creativi, tra la tua stirpe e la loro, per l’eternità.”

Alla stagista disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori, gli stage non retribuiti, i co.co.pro. senza possibilità di assunzione indeterminata. Vagherai nei call center anche dopo la laurea con lode in qualsiasi materia senza nessuna prospettiva di carriera.”

Infine al copywriter disse: “Condanno la tua stirpe a lavorare col sudore della fronte, per produrre testi che non avranno mai alcuna dignità letteraria, che avranno puri fini commerciali e promozionali, corretti male da clienti arroganti e ignoranti. E sarai tu posto per sempre sul gradino più basso della scala di tutti gli autori, e il tuo nome non sarà mai dimenticato poiché esso non sarà mai noto.”

E li cacciò dall’agenzia, senza liquidazione, perché lavorassero in tutte le altre agenzie fuorché nella sua. Ed è questa l’origine storica dell’eterna ostilità tra account e creativi.

Daniela Montieri

Fonte immagine

Pubblicato in Ciclo Biblico, Daniela Montieri | Contrassegnato account, agenzia, Apple, copywriter, genesi, stagista | 12 Risposte

The brief is on the table #1.

Pubblicato il Dicembre 9, 2011 da Daniela Montieri
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The brief is on the table 01Il copywriter e l’inglese

-PART ONE-

I copywriter sono per loro natura cultori della parola e del linguaggio. Molti di loro sono affascinati dal “funzionamento” della lingua, dalle sue regole grammaticali e di sintassi, e naturalmente anche dalle sfumature di significato, mutevoli a seconda della latitudine e del contesto.

Alcuni copywriter italiani amano in modo viscerale la loro lingua. Soffrono quando vedono un errore grammaticale, mugolano di fronte a un “perchè” con accento grave, hanno un mancamento al cospetto di “un’altro” o “un pò”, si inalberano di fronte a un “quì” accentato, in barba a qualsiasi regola su accenti e apostrofi, come se il vecchio detto “su qui e su qua l’accento non va”, ripetuto per 5 anni di elementari, non fosse servito a nulla. E infatti non è servito a nulla. Continua a leggere→

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Pubblicato in Daniela Montieri, Vita quotidiana | Contrassegnato account, brief, copywriting, inglese, marketing, pubblicità | 12 Risposte

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