Età = Meno capelli al quadrato.

orologio antiorarioNonno Pippo non si rassegna a perdere i capelli. Tutti i giorni fissa quei tre peli che ha ancora in testa, ma non ha il coraggio di rasarseli, come se i giovani, anche solo di cuore, si distinguessero dalla quantità di capelli sul capo.

Stasera però, mentre si rade – lo fa fin da quando era ragazzino – rinuncia agli ultimi residui di orgoglio e vanità. Ora si sente leggero, ma anche vecchio per davvero.

Nonno Pippo vive in un paesino di mare ed è stato un commerciante per una vita. Stasera, come fa da sempre d’estate, torna nel suo vecchio negozio, passato ormai ai figli, per aiutarli durante la chiusura. Ci sono le sedie da sistemare, i manichini da spostare e dio solo sa quante altre cose, prima di tornarsene a casa.

Stasera è tardi e aspetta che escano gli ultimi clienti guardando la vetrina.
Dentro è rimasta solo una coppia con un bambino che avrà sei anni.

Una volta usciti si attardano davanti alla vetrina. Il piccolo lo fissa sbigottito con gli occhi puntati sulla testa liscia.
Nonno Pippo se ne accorge e gli sorride.
Il bambino, dopo un profondo respiro, chiede: – Anche a te a scuola hanno attaccato i pidocchi?

Stasera anche Pippo ha sei anni.

 

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La creatività è un gioco da ragazzi.

creatività bambiniO del bambino che si nasconde dentro ogni webwriter.

Sono una persona che si pone sempre un sacco di domande e spesso questa pessima abitudine mi impedisce di vivere le situazioni con leggerezza, soprattutto sul lavoro.

Ogni volta che mi metto alla tastiera per scrivere un pezzo, ancora prima di iniziare a battere sui tasti, la mia testa si riempie di dubbi densi e di paranoie: e se poi non rispettassi le regole della buona comunicazione? Avrò tenuto presente le tecniche di persuasione? Come la mettiamo con le parole chiave da posizionare?

Sudo freddo e capisco chiaramente come si sentiva Ercole alle prese con la sue fatiche. Penso di non essere l’unica persona a cui succede, soprattutto fra i copy che lavorano molto sul web.

Ma com’è cambiato il peso della creatività nel nostro mestiere? Non viene anche a te il dubbio di averla persa per strada, sostituita da regole e norme utilissime – per carità -, ma che le fanno perdere drasticamente importanza?

Caro collega, se ti sembra di non trovare gli stimoli giusti e di sentirti schiacciato dai diktat SEO non abbatterti! Ho trovato le prove che dentro a ogni copy la creatività non muore mai e il motivo è il più semplice: siamo tutti, sempre, dei bambini.

Com’era quella leggenda metropolitana che diceva che per essere creativi bisogna mantenere vivo il fanciullo che è in noi? Ebbene, quella non è una leggenda, secondo me è una storia vera.

Non fraintendermi, col termine bambino non ti sto parlando né dei bamboccioni odierni che giocano con i videogame, né degli eterni Peter Pan, categoria temutissima dalle signorine da marito; io affermo proprio che dentro ad ogni adulto, si nasconde un bambino interiore che resta sempre vigile, tanto da non avere nemmeno bisogno di essere risvegliato.

Forte di questa intuizione, armata di buona volontà e grande rigore scientifico mi sono messa a scavare nell’inconscio collettivo per portare esempi pratici sulla fondatezza della mia teoria.

Secondo me, questo bambino si colloca nelle nostre abitudini, nei gusti e nei vizi.

Guardati bene allo specchio e dimmi in quante di queste affermazioni ti riconosci:

  • La mattina, mi alzo imprecando, a volte faccio anche i capricci.
  • Ho dei riti che mi aiutano a rilassarmi e una posizione standard in cui mi addormento.
  • Detesto aspettare in macchina.
  • Mi mangio le unghie.
  • Tolgo il grasso dalla bistecca.
  • Mi incanto a guardare i cartoni animati.
  • Mangiare un determinato piatto sveglia in me ricordi e sensazioni.
  • Quando mi concentro tiro fuori la lingua.
  • Quando sono in ansia mi arriccio i capelli con le dita.
  • Mi importa del giudizio di chi amo.

Questa approfondita ricerca non è completa perché ci sono talmente tanti modi di rimanere sempre pupi che sarebbe difficile stilare l’elenco completo.

Non dimenticarlo però questo piccolo, perché anche se a volte scompare nelle pieghe della quotidianità, è lui che ti nutre.

 

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Groupie-writer. 10 buoni motivi per non sposare un musicista.

Attenzione, di seguito troverete uno spoiler della vita reale di una copywriter insieme a un musicista di vecchia data.

Se anche voi da ragazzine avete perso la testa per un rocker bello e maledetto e non volete che vi crolli un mito non leggete questo post.

 

Groupie writer 10 motivi per non sposare un musicista

Licia, famosa groupie di un cartone animato degli anni ’80.

Io voglio bene alle altre donne ed è per questo motivo che, in quanto copy, ho deciso di mettere nero su bianco queste dure verità che le aiuteranno a prendere coscienza sul fatto che sposare un musicista non è certo rose e fiori. Ecco quindi i 10 motivi per non sposarne uno:

1) Scambia il giorno con la notte.

Dividere la casa con un musicista professionista, uno di quelli che fa concerti e va in tour, equivale nella quotidianità, a convivere con un neonato. La mattina, mentre tu ti svegli e ti alzi per andare al lavoro, lui sta appena entrando nella fase REM perché è entrato nel letto da meno di un’ora. La sera, mentre tu crolli provata dalla giornata infernale, lui è sveglio come un grillo, carico a pallettoni e pronto per vivere nuove avventure.

2) È fidanzato col gruppo.

Se sei convinta di essere il grande amore della sua vita, non hai fatto bene i conti col gruppo.

Far parte di una band significa essere membro di una famiglia allargata, ergo: telefonate continue, ospiti accidentali e cene improvvisate a ripetizione. Rigorosamente senza preavviso.

3) È monotematico.

Il nostro beneamato è un artista eclettico, lo adoriamo per questo, ma ascolta sempre gli stessi pezzi. La musica che amiamo è ispirazione, d’accordo. La musica che amiamo può farci riflettere sulle nostre radici, d’accordo. Ogni tanto, però, potrebbe farci la cortesia di ascoltare qualcosa di diverso. Magari cambiando sottofondo si potrebbero aprire orizzonti nuovi. No?

4) È duro d’orecchi.

Non vedi l’ora di incontrarlo per raccontargli quello che ti è successo, ma in alcuni momenti, quando gli parli noti il suo sguardo assente e un’inquietante assenza di segnali.

Non prendertela. Sta scrivendo una canzone.

L’homus musicalis quando entra nella fase compositiva fatica a staccarsi dalla compositività.

Appuntatevi tutto e poi diteglielo più avanti.

5) Va seguito.

Quando entra nella fase concertifera, gli si abbassa automaticamente la soglia dell’attenzione, dunque può capitare che dimentichi qualcosina in giro. Niente di grave: il telefono in modalità silenziosa in macchina, le chiavi di casa attaccate alla porta, la fidanzata in camerino dopo aver suonato.

6) Tatoo story.

I grandi rocker, si sa, sono pieni di tatuaggi. Più ne hanno sulla pelle, più si sentono selvaggi.

Poco male, ne ho anch’io. Il problema sorge dal fatto che gli si forma intorno un capannello di persone che lo fissano ogni volta che si va in spiaggia; il gruppo è talmente compatto che ci fa ombra. Mai una volta che torniamo a casa abbronzati.

7) Delicatezze.

La quantità di panni di un musicista da lavare dopo un concerto è paragonabile solo a quella che mette insieme un muratore. Sommando le luci che gli sparano addosso, il monta-smonta degli strumenti e il pathos dell’esibizione, suda come se lavorasse la giornata intera con cemento e cazzuola.

La divisa da palco, nera e delicata, deve essere ripulita e riapparire a tempo record nell’armadio. Ormai la lavatrice la riconosce automaticamente e fa partire da sola il programma.

8) Per fare la groupie ci vuole un fisico bestiale.

Seguirlo a ogni concerto, diciamocelo, è una faticaccia. Il viaggio, le prove suoni, e tutte le fasi di preparazione di un’esibizione, alla lunga sono logoranti per chi non deve esibirsi. Il mattino dopo, tornata a casa ti ritrovi sempre con qualche anno in più sulle spalle.

 9) Look at me.

La questione del look per  la compagna ufficiale di un rocker è assai importante e arriva sempre il momento in cui misurarsi con la Queen of Groupies: Kate Moss. Il confronto è crudele e impari e nessuna di noi può sostenerlo. Fatevene una ragione.

10) La pazienza è la virtù dei forti.

Ricordati che se il disordine ti turba nel profondo, la puntualità assoluta è una tua priorità e non possiedi nemmeno un briciolo di pazienza, per il tuo bene, dovresti mantenerti ad una distanza  minima di 100 m perché soffri di allergia da musicista.

Donna avvisata, mezza salvata.

Nessun marito è stato maltrattato durante la stesura di questo post, se non nell’orgoglio.

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