La nobile arte del colloquio #4

Maggio è stato ufficialmente il mese dei colloqui: a causa di un’affascinante serie di coincidenze sono arrivato a farne più di trenta, quindi mediamente uno al giorno. Il che ha portato a due grandi risultati: il primo è che ora nutro un disgusto profondo e sincero verso il mio portfolio; il secondo è che offrirò alla comunità professionale un dettagliato resoconto di questo percorso di elevazione spirituale articolato in quattro tappe simboliche: MilanoRoma, Stoccolma, e ancora Milano. Insomma, una specie di guida per creativi alle prime armi scritta da un copywriter alle prime armi e mezzo.

Milano – Il Pellegrinaggio

Mappa Agenzie Milano

Tutto finisce là dove ha avuto inizio: a Milano. La differenza è che stavolta non si tratta di un evento specifico, ma di una memorabile campagna, ideata dal sottoscritto, che ha avuto svolgimento parallelamente agli eventi narrati nei primi tre episodi.

In breve succede questo: ad aprile inizio una consulenza di un paio di mesi con un’agenzia di packaging di Milano (non vi dirò il nome, ma tanto se siete curiosi trovate tutto su LinkedIn), il che comporta l’inevitabile necessità di una trasferta settimanale nel ridente capoluogo lombardo: qualcosa che nell’era pre Italo e soprattutto pre Fiumicino-Linate-servita-da-easyJet sarebbe stata semplicemente impossibile da concepire per un povero pubblicitario squattrinato come me. È una specie di patto faustiano nell’era della mobilità professionale: svegliarsi ogni mercoledì alle cinque meno un quarto in cambio della possibilità di alzarsi alle dieci tutti gli altri giorni. In ultima analisi, si tratta comunque di lavorare a Milano senza dover vivere a Milano, che ho sempre ritenuto un prezzo esorbitante da pagare.

L’esperienza è moderatamente divertente, a parte alcune incomprensioni linguistiche: questi milanesi fanno uso arbitrario di anglicismi non necessari, ad esempio dicono “item” per indicare indistintamente un qualcosa che noi romani chiameremmo “coso” oppure “fregno”; inoltre, utilizzano in modo completamente sbagliato la locuzione “sti cazzi”, per indicare stupore invece che disinteresse: la usano, cioè, al posto di “me cojoni” (mi riprometto di scrivere un post apposito per risolvere questo equivoco indegno di un paese civile come il nostro).

Certo che è un peccato andare lì ogni mercoledì (e a volte anche il giovedì) soltanto per lavorare, con tutte quelle belle agenzie ammassate in un paio di km quadrati. Così, visto che si sta avvicinando il Grande Venerdì di Enzo mi viene in mente un’idea, mezza scema a essere generosi, che però la fondatrice di questo blog ritiene geniale e mi spinge a portare avanti.

Ricordate la campagna multisoggetto del Grande Venerdì dell’anno scorso? Eccola qua.

Il Grande Venerdì di Enzo

Questa invece è la campagna, rigorosamente monosoggetto, che a fine aprile invio su Facebook a 16 direttori creativi da me arbitrariamente scelti tra i partecipanti al Venerdì dello scorso anno.

Il Piccolo Mercoledì di Roberto

Mi aspetto una raffica di vaffanculo o, peggio, un impietoso silenzio. Invece riesco a incontrarne ben sette (per voi amanti delle statistiche, il 43,75% del target): nell’ordine, Giuseppe Mazza, Luca Lorenzini, Aldo Cernuto, Massimo Guastini, Matteo Righi, Sandro Baldoni e Mizio Ratti.

Insomma, roba forte.

Che dire di più? Giuseppe Mazza mi regala una copia di Bill; Luca Lorenzini mi dice esattamente tutto il contrario di Mazza (che poi è il motivo per cui è interessante fare tanti colloqui); Aldo Cernuto ci tiene a osservare il format alla lettera ed è l’unico con cui l’incontro finisce effettivamente in aperitivo; Massimo Guastini mi riceve in pausa pranzo e scopro che osserva un regime alimentare da fachiro (due gocciole e un espresso Lavazza in cialda plasticosa sono tutto il suo pasto); Matteo Righi ha organizzato in agenzia una specie di grillesco referendum sull’opportunità o meno di ricevermi, e a quanto pare ha vinto il sì in modo schiacciante; Sandro Baldoni mi accoglie quando sono sull’orlo della disidratazione per via del caldo ed è irremovibile nell’offrirmi una bottiglia d’acqua; Mizio Ratti, che inseguivo da un paio d’anni, mi dà due preziosi consigli: continuare a essere insistente ai limiti del fastidio fisico, e scrivere questa e altre storie su un blog. E così ora sapete di chi è la colpa. 🙂

–Fine–

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