Finti testi o vere rivendicazioni?
Agli scioperi sono abituato. Mi riferisco a quelli altrui ovviamente. In quanto lavoratore autonomo non mi è consentito rivendicare alcunché. Come categoria, nel Belpaese, che non è solo un formaggio con la faccia dell’abate Stoppani, ma anche l’Italia, io non esisto. Non approfondisco.
Agli scioperi dei treni, essendo pendolare, sono abbonato. A quelli degli sceneggiatori di Hollywood, se non ne avessi visto sfilare uno coi miei occhi in televisione, non avrei mai potuto credere. Giravano con dei cartelli che riportavano scritto qualcosa. Non ho fatto in tempo a capire cosa.
Davanti allo spettacolo di quelli che scrivono per il cinema ammutinati per protesta, non ho potuto non cedere alla tentazione di immaginare quale forma potrebbe assumere uno sciopero dei copywriter. Data la professione non mancherebbero gli slogan; la stampa verrebbe inondata di comunicati; i social network verrebbero tempestati di post; i blog finirebbero per essere intasati di contenuti verbali e visivi di ogni sorta.
Ma cosa immaginare per colpire? Cosa ordire per stupire? Cosa scrivere per far restare la gente senza parole? Slogan da far impaurire perfino Hulk Hogan? Comunicati da scomunicati? Post da spostati? I copy diranno: “Di roba così ne abbiamo i cassetti pieni, è tutto quello che non ci approvano, praticamente il novanta per cento di quello che ideiamo”. Gli credo. Ma non basterebbe.
Bisognerebbe andare veramente oltre. Durante lo sciopero non si lavora, giusto? Per chi lavora scrivendo sarebbe quindi più efficace, più significativo, comunicare le proprie rivendicazioni facendo così:
Testo dello slogan:
LOREM IPSUM!
Testo del comunicato stampa:
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Testo post per Facebook:
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Testo post per Twitter:
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Testo post per i blog:
Quello che state terminando di leggere proprio ora.
Per concludere, non prendetevela troppo quando qualcuno modifica immotivatamente i vostri testi. Non mettetevi subito in sciopero. Pensate a cosa hanno fatto a Cicerone, estrapolando a caso delle parti dal suo De finibus malorum et bonorum e storpiandone la maggior parte delle parole per trasformarlo nel più celebre finto testo della storia. Era un verboso rompiballe ma un affronto del genere non se lo meritava.
